LA CORAZZA LAMELLARE

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 17/04/2023

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Nell'immaginario collettivo il guerriero Longobardo scendeva in battaglia protetto da una lucente corazza lamellare. Non sappiamo in quale percentuale questo modello di protezione, costituito da centinaia di lamelle metalliche sovrapposte e legate tra loro da stringhe di cuoio, fosse diffuso sul campo di battaglia, ma siamo certi di non sbagliare nell'affermare che tale corazza fosse principalmente diffusa tra le élite guerriere, ad esempio i gasinþjaz (in italiano "gasindi", lett. "compagni di viaggio", cioè gli uomini del seguito del re), e tra gli arimanni più facoltosi.

Ricostruzione grafica della corazza e dell'elmo ritrovati a Niederstotzingen.

Se ci seguite da tempo più volte vi sarà capitato di trovare le corazze lamellari citate nei nostri articoli e nelle immagini a loro corredo: portiamo ad esempio "Il costume maschile" e "La lamina della Valdinievole".

Oggi però vogliamo cercare di capire il motivo che ha portato questo tipo di protezione, nato tra i popoli delle steppe (Unni e Avari, questi ultimi confinanti con i Longobardi ai tempi degli stanziamenti in Pannonia), a diffondersi tra le popolazioni germaniche e tra le fila imperiali (si ricordi, ad esempio, il cavaliere bizantino rappresentato sul Piatto di Isola Rizza). Altro nostro obiettivo sarà quello di mostrarvi come venivano realizzati questi piccoli capolavori che trovavano spazio tra le più ricche panoplie altomedievali.

Nobile longobardo della 1^ metà del VII secolo con armatura ed elmo lamellari (ispirati alla corazza coeva di Niederstotzingen nel Baden-Württemberg, Germania). La corazza è una variante che non presenta protezioni per le cosce; nell'immagine a destra si notano fibbie e cinghie per la chiusura della corazza poste sulla linea sagittale posteriore. Lo "Spangenfederhelm" ha paragnatidi mobili (ripiegati all'interno dell'elmo nell'immagine a sinistra) e presenta sul retro una cotta di maglia a protezione del collo.
La spatha è portata sul lato sinistro (il fodero è rivestito in fibra vegetale ed ispirato a quello del ricco corredo della tomba di Borgo d'Ale [VC]) e sospesa ad una cintura "a cinque pezzi" dotata di bandoliera. Lo scramasax è invece agganciato alla cintura in posizione posteriore (come si può vedere dall'immagine sulla destra).
Il vessillo, portato da una lancia traforata "a foglia di alloro", conserva tratti tipici di una cultura tribale legata alla tradizione: sormontato da un teschio di cane in quanto animale totemico dei Longobardi (teniamo a precisare come l'animale sia morto per cause naturali), trova raffigurato il corvo (animale sacro al dio Godan, il padre degli dei germanici noto nel resto d'Europa come Wotan o Odin) e la sacra runa Othala, che ha significato di "eredità ancestrale".
I polpacci sono fasciati, come da antica usanza "coprivano di piccole fasce bianche la parte bassa delle gambe" [Paolo di Warnefrit "Historia Langobardorum", I-24]

Per farlo abbiamo creato un breve video usando due clip capaci di mostrare l'indiscutibile valore dell'Archeologia Sperimentale: la prima tratta dal documentario "I grandi miti dell'umanità: Il mistero della tomba di Attila" (Germania, 2020), dove scopriremo l'elevato grado di protezione dalle frecce che le corazze lamellari offrivano rispetto alle più diffuse ed antiche maglie ad anelli (di origine celtica), mentre la seconda clip, a cui abbiamo aggiunto i sottotitoli in italiano al video realizzato nel Marzo 2023 dal LVR-LandesMuseum di Bonn, è tratta dal documentario sulla mostra "La vita del BODI. Viaggio di ricerca nell'Alto Medioevo" e ci mostrerà le varie fasi della realizzazione di questa tipologia di corazza.

Interessantissime le fasi relative alla forgiatura delle lamelle: portate mediante battitura allo spessore di circa 1,2 mm vengono poi sgrezzate prima di praticare i fori (i cui bordi dovranno, in seguito, essere ben levigati, di modo da non danneggiare i legacci di cuoio che uniranno le varie parti metalliche); dopo una seconda lucidatura si torna nella forgia per temprare nuovamente le lamelle e poi raffreddarle con un bagno d'olio, una pratica capace di dare maggior protezione al metallo contro la corrosione (cosa che rende l'aspetto finale dell'armatura di colore blu-nerastro). Le lamelle vengono poi unite con legacci di cuoio e strisce di pelle (assottigliate per ridurre l'ingombro), tutte componenti oliate per evitare un'usura prematura e renderle più morbide: precedenza nel fissaggio veniva data al bordo esterno delle lamelle, ingabbiato dalle strisce di pelle, per poi passare ad unire le singole file di lamine metalliche.




Come detto poc'anzi il video che ci spiega le varie fasi della ricostruzione di una corazza lamellare è stato realizzato per presentare la mostra, visitabile fino al 15 Ottobre 2023 presso il LVR-LandesMuseum di Bonn, "Das Leben des BODI. Forschungsreise ins frühe Mittalter", dedicata ai ritrovamenti della tomba del guerriero franco Bodi (nome ricavato dall'anello sigillo con lui deposto) presso Wesel-Bislich, sul Basso Reno. Il documentario completo, dove troverete anche dettagli sulla storia del ritrovamento archeologico e sulle moderne tecniche di restauro, è fruibile al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=8S0_MtyYDzw