GERMANI, LONGOBARDI ED IL GIOCO

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 2/09/2020

ATTENZIONE: si ricorda che quanto compare in questa pagina è coperto dalle vigenti norme del copyright

 

I Germani, similmente agli altri popoli coevi dell'area europea, non disdegnavano di intrattenersi con alcuni giochi. A tal proposito ricordiamo cosa scrisse Tacito:
"Gli spettacoli sono di un unico tipo, che si ripete identico in tutte le riunioni: giovani nudi, specializzati in questi esercizi, volteggiano rapidi in mezzo a spade e a framee puntate contro di loro. Dall’esercizio hanno acquistato abilità e dall’abilità grazia, ma non a fine di guadagno o per compenso: unica ricompensa di un gioco tanto pericoloso è il divertimento degli spettatori. È stupefacente vedere con quale serietà giochino ai dadi, e mai in condizioni di ubriachezza; l’azzardo e l’accanimento, vincano o perdano, sono tali che, una volta venuti meno tutti i loro beni, con un ultimo e decisivo colpo, pongono come posta la loro libertà personale. Chi perde, accetta volontariamente la schiavitù: può anche essere più giovane e robusto del vincitore, ma si lascia legare e mettere in vendita. Si tratta di una deplorevole ostinazione, ma la chiamano una prova di lealtà. Gli schiavi di questo tipo li vendono, per liberare anche se stessi dalla vergogna di aver vinto." [Tacito, Germania 24]

Corredo maschile della tomba 12 di Mosonszentjános-Kavicsbánya (county Gyo ̋r-Moson-Sopron, Ungheria)

Metà del VI secolo o poco dopo

Delle dieci pedine da gioco ritrovate, sette pro-vengono direttamente dalla sepoltura, mentre le restanti tre sono state recuperate da Rezso ̋ Pusztai dal guardiano della miniera. I pezzi prelevati dalla tomba erano sparsi principalmente intorno all’arto inferiore destro. Sulla base della loro posizione, non si può escludere che essi gioco fossero stati depo-sti custoditi in un sacco o in una borsa di materiale organico. La forma e la decorazione dei dieci manu-fatti in avorio sono uniformi. I margini degli oggetti a forma di disco sono decorati da incisioni circolari e lineari. Considerando la loro dimensione, possono essere distinti in due gruppi: il primo comprende otto pedine più grandi (le loro altezze variano tra 1,3 e 1,4 cm e i loro diametri tra 2,6 e 2,8 cm); i restanti due pezzi più piccoli hanno altezze simili, tra 1,2-1,3 cm, mentre i loro diametri sono di 2 cm. Alcuni di questi reperti sono stati dipinti: le tracce di vernice rossa sono tuttora visibili. I confronti più stringenti sono noti dall’Italia (Cividale, necropoli di Gallo e Santo Stefano) e in Inghilterra (Lyminge).

Oltre ai dadi un altro gioco noto, nelle sue molte varianti, nell'area germano-scandinava era quello del "tavoliere" (grazie agli scritti di Sidonio Apollinare il più famoso giocatore barbaro della letteratura latina è Teodorico II, Re dei Visigoti dal 453 al 466). Anche in questo caso non fanno eccezione i Longobardi; Paolo di Warnefrit, nella sua Historia Langobardorum, lo nomina usando il vocabolo latino "tabulam" in occasione della battaglia tra i Longobardi di Tato (Tatone) e gli Eruli di Hrodulf (Rodulfo) svoltasi, nel 508, nei territori del Feld, a sud del Danubio: "Si scontrano in campo aperto le schiere di entrambi. Rodulfo schiera i suoi per la battaglia; egli, invece, non avendo dubbi sulla vittoria, rimane nell'accampamento a giocare al tavoliere" [Paolo di Warnefrit, Historia Langobardorum, I-20]

Come scrisse, nel suo "«Barbarus ludens». I barbari e il gioco nelle fonti latine", la professoressa Chiara Torre "l’aneddoto di Paolo Diacono potrebbe anzi conservare una traccia, reinterpretata in senso ludico, di una pratica che tale non era, cioè l’usanza antica [...] di usare tavoliere e pedine per insegnare la strategia bellica".

Cividale: necropoli Gallo, tomba A

Dischetti in avorio
Ø medio 4 cm
primi decenni del VII secolo
MAN Cividale
Inv. nn. 3270, 3271

19 dischetti rotondi, più o meno conservati, facenti parte di un gioco.

Non ci è noto con quale abilità giocasse al tavoliere, ma sappiamo per certo come la fortuna non arrise a Re Hrodulf, che informato della rotta dei suoi guerrieri combatté fino alla morte contro i Longobardi giunti al suo accampamento; deviamo però un attimo dal discorso "gioco" per riferire, sempre grazie alla cronaca di Paolo di Warnefrit, ciò che accadde alle sue truppe in ritirata: "una così grande ira del cielo posò su di loro lo sguardo, che essi, scorgendo le piante di lino che verdeggiavano nella pianura, le credettero acque che si potessero attraversare a nuoto; e mentre stendevano le braccia come per nuotare crudelmente venivano colpiti dalle spade dei nemici"; come sostiene lo storico Stefano Maria Cingolani, nel suo "Le Storie dei Longobardi: dall’Origine a Paolo Diacono", le fonti a cui attinge Paolo sono antiche e riportano quello che viene riconosciuto come un miracolo "odinico", anche se in questo caso il diacono non nomina Godan, facendo derivare l'aiuto ad un generico intervento divino ("caelitus").

Cividale: necropoli di Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Gruppo di ventotto pedine da gioco, più numerosi frammenti e schegge, in corno di cervo. Hanno forma circolare, base piatta e diversa decorazione sulla faccia principale: dieci presentano due cornici a listello che delimitano un incavo centrale con bottoncino piatto a rilievo; quattro un breve margine cui segue un listello obliquo e incavo centrale con bottoncino; nove una cornice scanalata, listello obliquo e incavo con bottoncino; una, simile alle precedenti, presenta anche lateralmente due listelli rilevati; una un listello rigonfio e incavo centrale; due scanalature concentriche, listello rigonfio e incavo con bottoncino; una è liscia e leggermente rilevata.

Oggi vi mostriamo alcuni reperti ritrovati in una sepoltura della fase pannonica ed in due diverse necropoli di Cividale [ducato di confine, il primo ad essere fondato, posto nella macroregione del Regno Longobardo chiamata Austria]: la necropoli Gallo e quella di Santo Stefano "in Pertica" (i reperti sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale). Per maggiori dettagli vi invitiamo a vedere il testo allegato alle singole immagini.

(1) Mosonszentjános-Kavicsbánya (county Gyo ?r-Moson-Sopron, Ungheria), tomba 12
Sono state ritrovate, intorno all’arto inferiore destro del defunto, dieci pedine da gioco in avorio (datate a metà del VI secolo o poco dopo). Alcuni pezzi di questo corredo maschile erano stati dipinti con vernice rossa (di cui rimangono tracce).

(2) necropoli Gallo, tomba A
Nella sepoltura maschile sono state trovate delle pedine da gioco in osso databili ai primi decenni del VII secolo. Si tratta di 19 dischetti rotondi, più o meno conservati, dal diametro medio di 4 cm.

(3) Santo Stefano "in Pertica", tomba 24
Nella sepoltura maschile sono stati rinvenuti un gruppo di ventotto pedine da gioco, più numerosi frammenti e schegge, oltre a dadi e piastrine da gioco (tutto in osso e corno di cervo). Le pedine in corno sono lavorate al tornio. Il gruppo di piastrine da gioco (tre integre, tre frammentarie e sette frammenti) sono di forma quadrangolare, con i lati sagomati a "S"; in ciascun quadrante in cui è divisa la superficie vi è un occhio di dado entro due incisioni concentriche (il retro è liscio).

 

Cividale: necropoli di Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Pedine da gioco in corno di cervo.

 

Cividale: necropoli di Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Gruppo di piastrine da gioco (tre integre, tre frammentarie e sette frammenti) di forma quadrangolare, con i lati sagomati a S. In ciascun quadrante in cui è divisa la superficie vi è un occhio di dado entro due incisioni concentriche. Retro liscio.
Realizzazione in osso con levigatura e lavorazione ad incisione.

 

Cividale: necropoli di Cividale: Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Gruppo di piastrine da gioco (tre integre, tre frammentarie e sette frammenti) di forma quadrangolare, con i lati sagomati a S. In ciascun quadrante in cui è divisa la superficie vi è un occhio di dado entro due incisioni concentriche. Retro liscio.
Realizzazione in osso con levigatura e lavorazione ad incisione.

 

Cividale: necropoli di Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Dadi in osso di cervo.

 

Cividale: necropoli di Santo Stefano "in Pertica", tomba 24

Corredo tombale costituito da: una crocetta in lamina d'oro; un bacile di bronzo; un paio di cesoie, due coltelli di ferro; un pettine in osso; un corno bovino con funzioni magico-apotropaiche; dadi, piastrine e pedine da gioco in osso e corno di cervo; un acciarino di ferro con relativa pietra focaia in selce. L'armamento del defunto è rappresentato da: una spatha, un'ascia, una cuspide di lancia, uno scudo (di cui restano l'umbone, parti dell'imbracciatura in ferro e i ribattini in rame); alla cintura della spatha e ad altre cinghie secondarie appartenevano numerosi elementi di guarnizione in ferro decorati in agemina in argento e ottone (placche, controplacche, fibbie, linguette), due bottoni in osso, alcuni rinforzi in ferro del fodero, un ribattino e un chiodino in argento. Nella tomba si sono rinvenute anche due piccole fibbie, una in ferro e una in bronzo, e una linguetta di rame; una laminetta, una piastrina e una placchetta di bronzo; una cerniera, una borchia.

Si tratta evidentemente di una tomba "nobiliare", appartenente a un guerriero, esponente delle alte gerarchie longobarde. A fronte del ricco corredo, si nota la semplicissima struttura della tomba, trovata priva dell'apparato di recinzione in pietra che caratterizzava molti dei sepolcri della necropoli.

Evidenziati con frecce colorate il luogo di deposizione delle piastrine da gioco (rosso) e delle pedine (verde).