LO SPIRITO INDOMITO DEI LONGOBARDI

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 23/09/2020

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"Volete distruggerci?
Ci credete in ginocchio?
Allora è deciso: sia vittoria o morte!"

Questa scritta, che ornava un monumento esposto nel 1916 per raccogliere fondi atti a sostenere lo sforzo bellico tedesco sul fronte occidentale, rappresenta al meglio lo spirito del guerriero germanico (qui rappresentato con una clava, arma molto diffusa nell'antichità di questo popolo).

Questo era lo spirito dei Longobardi, non solo quando agli inizi della migrazione decisero di "difendere con le armi la libertà piuttosto che infamarla col pagamento di un tributo" [Historia Langobardorum, I-7], ma soprattutto quando, nella 1^ metà del V sec, al tempo dello stanziamento nell'attuale Boemia, si ritrovarono a vendicare la morte di re Agelmund/Agelmundo (primo re dei Langbärten, appartenente alla nobile famiglia dei Guginghi) quando i Bulgari, avanguardia degli Unni, li attaccarono.

Dopo tale terribile evento il popolo in armi elesse subito un nuovo re, scegliendo suo figlio adottivo Laiamicho/Lamissione che guidò subito il contrattacco:
"[Lamissione] sovrastando con la voce, comincia a gridare a tutti i suoi guerrieri che si ricordino dell'oltraggio subito, che si richiamino davanti agli occhi la vergogna, il modo con cui i nemici avevano sgozzato il loro re, quanto miseramente avevano condotto in schiavitù sua figlia, che essi avevano sperato loro regina. Li esorta infine a difendere con le armi sé ed i loro cari, dicendo che è meglio perdere la vita in battaglia piuttosto che soggiacere allo scherno dei nemici come schiavi senza valore. Gridando queste ed altre cose siffatte, ora come minacce, ora come promesse, rinfranca gli animi ad affrontare la battaglia; che se avesse visto combattere qualcuno di condizione servile, gli avrebbe dato, con altri premi, anche la libertà. Alla fine, infiammati dalle esortazioni e dall'esempio del loro capo che avanti a tutti si era lanciato nella battaglia, i Longobardi irrompono sopra i nemici, combattono accanitamente, sterminano i loro avversari con grande strage; e alla fine, cogliendo la vittoria sui loro vincitori, vendicano così e la morte del loro re e i torti subiti. Quindi, messo insieme un grande bottino dalle spoglie degli uccisi, da allora divennero più audaci nell'affrontare i rischi della guerra." [Historia Langobardorum, I-17]