INUMAZIONE DI CANI E CAVALLI PRESSO I LONGOBARDI |
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Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 6/05/2020 ATTENZIONE: si ricorda che quanto compare in questa pagina è coperto dalle vigenti norme del copyright |
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Le popolazioni germaniche dell'antichità e dell'alto medioevo, fino a che non furono cristianizzate, erano solite accompagnare le sepolture delle personalità più influenti, uomini e donne, con quelle di cani e/o cavalli; ma a differenza delle popolazioni centro-asiatiche (come Avari e Unni, solite seppellire cavallo e cavaliere nello stesso luogo) la tradizione germanica vedeva la deposizione di persone ed animali in fosse separate.
L'uccisione rituale di questi animali, per quanto orribile ai giorni nostri, non era dettata da un qualche tipo di crudeltà barbarica, ma aveva una forte valenza sacrale e simbolica visto che, per i popoli germanici, cavallo e cane ricoprivano una funzione psicopompa venendo loro riconosciuta la capacità di guidare il morto nell'aldilà. Non dimentichiamo, poi, come il cane fu anche animale totemico dei Longobardi (come ci ricorda l'élite guerriera degli hundingas/cinocefali o anche solo il nome ancestrale del popolo, "Winniler", che alcuni studiosi traducono come "cani furiosi"). Un recente ritrovamento a Testona (TO) mostra un esempio di sepoltura canina contenente ben 2 esemplari.
Se infatti l'arte della guerra e della caccia presupponevano l'uso del cavallo e del cane da parte delle élite longobarde, così da giustificarne la sepoltura con il defunto anche per rimarcarne lo status sociale, la deposizione di pony in relazione a tombe femminili (si parla di "fanciulle di alto rango"), come avvenuto in ben 3 casi a Spilamberto (MO), non può che essere spiegata che con la funzione di guida del defunto nel nuovo livello di esistenza raggiunto con la morte (e senza per questo negare che tale rituale rimarcasse anche lo status sociale delle persone ivi sepolte).
Avendo riscontrato come molte di queste sepolture appartenessero alla prima generazione del periodo del Regno Longobardo alcuni studiosi ipotizzano per tali pratiche anche la possibilità che il rito avesse un valore simbolico di fondazione per la nuova area insediativa della fara. Proprio un caso di "sepoltura contestuale", cioè con defunto e cavalcatura nella stessa fossa, risalente alla prima generazione la si trova nella tomba n.43 della necropoli di San Mauro (Cividale del Friuli. UD); per il panorama del Regno Longobardo l'unicità di questa sepoltura, che presenta anche tracce di fuochi rituali probabilmente dovuti ad un banchetto funebre, è di presentare il cavallo deposto sopra il cavaliere, con orientamento opposto ad esso.
Molte sepolture equine venivano trovate prive del cranio, e a volte anche delle estremità, tale caratteristica indica senza dubbio una esposizione rituale. Sempre in merito ai ritrovamenti di Spilamberto segnaliamo il ritrovamento, vicino alle tombe animali, delle fosse rituali (buche, sormontate da una struttura retta da 4 pali angolari, contenenti ceneri, frammenti ceramici e resti animali, tra cui una mandibola equina; queste buche sono dette "Opfergruben” cioè fosse d'offerta).
Parti come il cranio venivano poi deposte, nella tomba del cavaliere o in altre tombe, con funzione apotropaica; questo è il motivo per cui risulta incerta la catalogazione della sepoltura di Borgomasino (TO), i cui reperti furono scoperti, tra il 1875 ed il 1897, senza alcun criterio archeologico dagli operai del cantiere della vicina fornace che riferirono di aver trovato nella stessa tomba denti umani ed equini (la mancanza del ritrovamento di ulteriori resti ossei, dovuta all'acidità del terreno, non permette di identificare con certezza in essa una deposizione contestuale piuttosto che una deposizione rituale del cranio, anche se la presenza di staffe potrebbe far propendere per la prima ipotesi).
Chiudiamo questo breve e tutt'altro che esaustivo articolo citando, in merito alla decapitazione dei cavalli presso i Germani, due storici del passato: Publio Cornelio Tacito descrivendo, tra il 114 ed il 120, il santuario creato dai Germani nell'area dove si svolse la battaglia di Teutoburgo narra di "carcasse di cavalli e teschi confitti sui tronchi degli alberi" [Tacito - Annali I, 60]; troviamo poi Agazia che, nella seconda metà del VI secolo, scrisse "Gli Alamanni [...] adorano gli alberi, le acque dei fiumi, le colline e gli abissi, e a queste realtà, come per agire con pietà, sacrificano cavalli, buoi e molti altri animali decapitandoli." [Agazia Scolastico - Storie I, 7.1]
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