Purtroppo non possediamo né fonti scritte, né fonti iconografiche dalle quali si possa dedurre come era I'abito delle donne longobarde.
L'archeologo deve quindi ricorrere alle osservazioni, che può fare basandosi sugli esatti accertamenti, eseguiti durante gli scavi di tombe femminili. Ma anche qui incontra difficoltà, perché nelle tombe si conservano soltanto le parti in metallo del costume femminile, mentre tutti gli altri oggetti di sostanza organica, come stoffe, pellicce e cuoio, vanno irrimediabilmente perduti.
Tuttavia nei reperti tombali si possono notare alcuni mutamenti relative ai vari periodi di permanenza dei Longobardi in Italia, mutamenti che documentano con evidenza lo sviluppo della moda femminile del VI e VII secolo.
All'epoca della venuta in Italia dei Longobardi e nei primi decenni del loro soggiorno, cioè nell'ultimo trentennio del VI secolo, caratteristica principale è I'usanza delle quattro fibule, che esisteva a quell'epoca anche presso Franchi, Alemanni, Turingi e Bajuvari.
Nostra prima ricostruzione del costume femminile longobardo della 1^ metà del VII secolo: gli accessori sono quelli della tradizione tribale longobarda, senza influenze italiche (come si nota dalle fibule ad "S", che in alcune tombe si trovano sostituite da fibule a disco tipiche della moda italica).
Foto scattata il 27 Settembre 2007 a Torino, nelle sale di Palazzo Bricherasio, durante l'inaugurazione della mostra "I Longobardi, dalla caduta dell'impero all'alba dell'Italia". |
Sul petto della morta si possono trovare due piccole fibule, che dovevano servire a chiudere una camicetta o un indumento del genere. Si tratta di fibule a "S" o di piccole fibule a disco.
Una coppia di fibule più grandi, con la piastra di testa rivolta verso il basso, può essere rinvenuta invece nel bacino o fra i femori della defunta.
Mentre le piccole fibule erano molto probabilmente rimaste nel punta in cui venivano portate in vita, per le fibule a staffa bisogna pensare che non siano state trovate nella posizione originaria, anche se cosi viene affermato in alcune pubblicazioni; queste fibule non servivano per chiudere la gonna o il mantello, come è stato proposto, ma erano fissate a un lungo nastro che pendeva dalla cintura, come è tipico del costume femminile del primo periodo merovingico.
I nastri, che pendevano dalla cintura e il cui numero è variabile, servivano per appendere borse, amuleti e oggetti analoghi.
Le fibbiette e le piastre che si trovano sotto il ginocchio servivano a fissare mollettiere o calze, oppure, se sano vicine al piede, erano fibbie da scarpe.
Presso i Longobardi questi ultimi accessori sono molto rari e compaiono soltanto in tombe assai ricche; se ne può dedurre che normalmente calze e scarpe venivano portate senza finiture in metallo.
Anche gli aghi crinali e gli spilli, che vengono ritrovati nelle tombe femminili vicino al cranio, fanno parte del costume; servivano per tenere raccolta e per ornare la pettinatura.
Nei corredi particolarmente ricchi insieme agli aghi crinali si trovano resti di broccato d'oro, il che sta a indicate che gli spilli servivano anche a fissare un velo sul capo.
Ricostruzione del costume femminile di una tomba longobarda, del periodo della migrazione, ritrovata nella regione di Kyjov (Repubblica Ceca). |
Pochi decenni dopo I'arrivo dei Longobardi in Italia, osservando il corredo funebre delle donne longobarde di rango più elevato, si nota già un mutamento nel modo di vestire.
L'uso del costume a quattro fibule e della cintura con i lunghi nastri viene abbandonato. Al porto delle quattro fibule compare una sola grande fibula a disco, che per lo più si trova sul petto della defunta. Si tratta di una fibula che serviva a chiudere il mantello, come si può vedere in molte raffigurazioni bizantine del VI-VII secolo. Le donne longobarde evidentemente avevano assunto la mode bizantino-romana dell'ambiente in cui vivevano; non passerà molto tempo e questa moda comparirà anche presso le altre stirpi germaniche a nord delle Alpi.
In conformità con I'assimilazione degli usi bizantini troviamo nelle tombe anche gioielli nuovi ed estranei agli usi longobardi come per esempio gli orecchini a cestello, i pendenti d'oro da collana, gli anelli: evidentemente le donne longobarde non volevano essere da meno delle donne bizantine anche nella moda. Le donne longobarde conserveranno questa moda fino alla fine del VII secolo; a questo punto I'usanza del corredo funebre viene abbandonata e cioè I'archeologo non ha pia elementi per ricostruire I'abbigliamento della donna longobarda.
L’abbigliamento femminile, ricostruzione in base alla tomba 17 di Nocera Umbra (PG). |
A conclusione del capitolo e per completare il quadro dell'abito nell'alto-medioevo, citerò un ritrovamento di ambito franco che ci ha permesso, per una serie di circostanze favorevoli, di ricostruire I'abbigliamento completo di una regina dei Franchi. Si tratta della tomba della regina Arnegonda, ritrovata sotto la chiesa di Saint Denis a Parigi. La regina indossava, di sotto, una camicia di lino sottile, sopra un abito corto di seta violetta e come mantello portava una lunga tunica di seta rossa. Due spilli d'argento fissavano al capo un fazzoletto di satin; sulle gambe si sono trovati resti di calze di lana tenute da nastri con placche d'argento; anche gli stivaletti di pelle sottile erano chiusi con fibbie d'argento. Purtroppo finora non si è ritrovato nella zona occupata dai Longobardi un complesso cosi interessante e completo, ma quello or ora citato dimostra come, in circostanze favorevoli, si potrebbero raccogliere dettagli molto più numerosi.
Un esempio di arte longobarda: fibula a staffa da Cividale, San Mauro, tomba 53, con decorazione in stile animalistico (in grigio teste e zampe). |
Fibula ad arco, datata tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo, proveniente da Piazza al Serchio (Lucca, sede ducale della macroregione di Tuscia del Regno Longobardo) conservata presso il Metropolitan Museum of Art di New York.
La fibula, parte del corredo femminile, è in argento dorato e niello, con motivi animalistici appartenenti al cosiddetto I stile, essa è costituita da una placca superiore di forma ovale terminante con una grande testa di animale e con un ampio bordo decorato a stampo, da un elemento centrale ad arco con bordi perlinati e da una placca inferiore di forma semicircolare coronata originariamente da undici piccole pro-tomi zoomorfe. La testa, l’arco e il piede della fibula presentano raffigurazioni stilizzate di quadrupedi accovacciati, ritratti di profilo e caratterizzati da corpi nastriformi e da lunghi becchi.
Una peculiarità della fibula è senza dubbio il volto umano stilizzato che si trova inciso sul retro (sulla superficie posteriore della testa). Non sappiamo cosa raffiguri questo volto "radiato" (una divinità o un antenato?), ma siamo certi della valenza apotropaica di tale incisione.
Fronte e retro della fibula ad arco di Piazza al Serchio (Lucca, Tuscia).
Dettaglio dei motivi animalistici presenti sulla fibula ad arco di Piazza al Serchio (Lucca, Tuscia).
Fibula ad arco di Piazza al Serchio (Lucca, Tuscia): dettaglio dell'incisione posteriore rappresentante una testa "radiata". |
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