|
Nonostante questa pagina non possa considerarsi completa (molti eventi devono ancora trovarvi posto, specialmente per quanto riguarda il periodo compreso tra il I sec. a.C. ed il 552 d.C., mancano anche alcuni riferimenti agli assedi, posti o subiti dai Longobardi dal 568 fino alla caduta del regno), la pubblichiamo per soddisfare le curiosità dei lettori che hanno seguito con interesse l'articolo apparso sul n.13 di "Rivivere la Storia" dove le vicende sul periodo longobardo e arduinico (in fondo al tempo di re Arduino la Neustria si chiamava ancora Longobardia) sono state da noi curate. Tale articolo per ovvi motivi editoriali non poteva contenere tutte le battaglie campali da noi proposte. Speriamo quindi di fare cosa gradita segnalando i seguenti episodi bellici. ATTENZIONE: i nomi propri, dove conosciuta, conservano l'originale grafia germanica (ogni volta che compare un nome per la prima volta viene fatto seguire dal nome latinizzato, ad esempio Albwin/Alboino) |
I
sec. a.C. I
Winniler, sotto la guida di Ibor e Aion, abbandonano la Scandinava (Scania)
e raggiungono la Scoringa (forse l’isola di Rügen). Ricevono da Godan
(il Wotan/Odin della tradizione germanoscandinava) il nome di Langbärten
e sconfiggono i Vandali (capeggiati da Ambri ed Assi). Fine
del I sec. d.C. I
Langbärten, pare a causa di una carestia, lasciano la Scoringa, ma
vengono bloccati dagli Assipitti che, intimoriti dalla possibilità di
trovare tra le fila longobarde dei cinocefali (cioè guerrieri
dalla testa di cane simili ai guerrieri lupo ulfhednar di altre
popolazioni germaniche), affidano ad un singolo duello il passaggio dei
Langbärten sulle loro terre. I Langbärten, vittoriosi grazie allo
schiavo che ha sostenuto lo scontro, liberano numerosi schiavi (ovviamente
di stirpe germanica) e raggiungono la Mauringa (forse il Meclemburgo). 5
d.C. I
Langbärten, stanziatisi nel bacino occidentale della bassa Elba (dove
sono alleati con i Suebi-Semnoni), si scontrano con l’esercito romano
guidato da Tiberio, sconfitti si ritirano sulla riva destra dell’Elba.
La furia dimostrata in combattimento dalle “Lunghe Barbe” fece sì che
Caio Velleio Patercolo, che nel suo Romanae Historiae [II, CVI-2]
per primo segnala la tribù dei Langbärten, scrivesse “Fracti
Langobardi, gens etiam Germana feritate ferocior” (la cui traduzione
dovrebbe essere “Sconfitti i Longobardi, popolo di natura molto più
feroce/selvaggia di quella dei Germani”). 17
d.C. I
Langbärten, a fianco dei Cherusci, combattono contro i Marcomanni di
Maroboduo fino alla vittoria. 47
d.C. I
Langbärten aiutano il re dei Cherusci, Italico, a rimpossessarsi del
trono. 98-100
d.C. Tacito
nel capitolo XV del suo Germania dice: “Lo scarso numero nobilita
i Longobardi; benché siano circondati da molti e valorosissimi popoli,
vivono sicuri, non per l'ossequio di questi, ma per la propria audacia
guerriera”. 167
d.C. 6000
guerrieri, per la maggior parte Langbärten
e Obi, appoggiano l’attacco di Quadi e Marcomanni contro i territori
romani oltre il Danubio. Sconfitti i guerrieri superstiti riattraversano
il fiume. I
metà del V sec Agelmund/Agelmundo,
della famiglia dei Guginghi, diviene il primo re dei Langbärten (anche se
non si è certi del fatto che prima di lui i Langbärten fossero guidati
solo da comandanti e che quindi altri re non l’abbiano preceduto). I
Bulgari, avanguardia degli Unni, attaccano i Langbärten e uccidono re
Agelmund. Viene subito eletto re suo figlio adottivo Laiamicho/Lamissione
che guida i Langbärten contro i Bulgari portando grandissima strage tra
le fila di questi. 508 Re
Tato/Tatone, della famiglia dei Litingi, porta i Langbärten alla vittoria
sugli Eruli nella battaglia del Feld (la zona potrebbe essere quella di
Tullnerfeld, ad ovest di Vienna). 526-527 Sotto
re Wacho/Wacone, anch’esso dei Litingi, uccisore di Tato (fratello di
Zuchilo/Zuchilone, padre del regicida), i Langbärten attraversano
il Danubio per occupare la Pannonia Settentrionale ed in seguito attaccano
e sottomettono gli Svevi/Suebi (cioè gli Alamanni) [alcune teorie,
invece, fanno risalire la vittoria sugli Svevi al 510]. 548 Iniziano
le guerre con i Gepidi. Albwin/Alboino, nella battaglia sul campo d’Asfeld,
uccide Turisindo figlio del re dei Gepidi, Turismondo. Albwin, poi, con 40
guerrieri, si recherà alla corte di Turismondo che, evitando una faida
in favore delle sacre regole d’ospitalità, donerà a questi le armi del
figlio dato che per tradizione longobarda “non è consuetudine che il
figlio di un re banchetti col padre se prima non ha ricevuto le armi dalle
mani d’un re straniero” [HL I-24]. 552 I
Langbärten onorano il trattato d’alleanza stipulato con i Bizantini
inviando in loro aiuto 6000 guerrieri (di cui 3000 come riserve) per
combattere i Goti in Italia; altri “barbari” che si unirono come
ausiliari tra le fila di Narsete erano Eruli (3000 guerrieri), Unni e
Gepidi. Non fidandosi degli ausiliari germanici Narsete li appieda così
da impedirgli la fuga dal combattimento e li pone in prima linea al centro
dello schieramento nella decisiva battaglia di Tagina/Tadinum (l’attuale
Gualdo Tadino). Principalmente a Langbärten ed Eruli si deve la vittoria,
oltre al fatto che la cavalleria gotica rifiutava l’uso dell’arco
perché tra loro si considerava poco onorevole colpire un avversario
tenendosi a distanza (tale atteggiamento venne ripreso da tutte le
cavallerie occidentali del medioevo) cosa in cui invece i cavalieri
orientali, Bizantini o Unni che fossero, eccellevano. 567 I
Gepidi appoggiati da Bisanzio danno guerra ai Langbärten che si alleano
con gli Avari. Re Albwin (figlio di Audoin/Audoino) uccide il re dei
Gepidi, Cunimondo, e ne sposa la figlia Rosmunda. I Gepidi superstiti
vengono incorporati nelle fila longobarde. 2
Aprile 568 I
Langbärten guidati da re Albwin abbandonano la Pannonia, cedendola agli
Avari, per valicare le Alpi, con loro sono Sassoni (che, sotto invito
dello stesso Alboino, lasciarono le loro terre dando ai Langbärten
un’ulteriore forza di più di ventimila guerrieri con al seguito la
propria famiglia), Turingi, Alamanni, Gepidi, Bulgari, Sarmati, Pannoni,
Norici ed altre tribù minori. Le stime sul numero delle persone in marcia
oscillano tra i 200.000 ed i 400.000. Nell’autunno
del 568 arrivano sul suolo bizantino (si narra che “quando dunque re Albwin
giunse ai confini dell'Italia con tutto il suo esercito e con una
moltitudine di popolo promiscuo, ascese un monte che si innalza in quei
luoghi e di lì contemplò quella parte d'Italia fin dove potè spingerlo
lo sguardo. Per questo motivo, come si tramanda, quel monte da allora fu
detto del Re” [H.L. II-8] Monte Re (1262m. oggi conosciuto col
nome sloveno di Monte Nanos o Monte Plesa) e
prendono Forum Iulii (l’odierna Cividale), che diviene il primo
ducato del regno sotto Gisulf/Gisulfo, nipote e marpahis (custode
dei cavalli regi, scudiero) di re Albwin, seguono le città di Ceneda,
Treviso, Vicenza, Verona (come anche le altre città della provincia di
Venezia ad esclusione di Padova, Monselice e Mantova). Da
questo momento in poi i Langbärten si espandono, in territori ormai
spopolati da guerre ed epidemie, fino a formare un regno che comprendeva
la pianura padana e l’arco alpino (distinti in due aree: Neustria a
ovest e Austria a est) e la Tuscia (la Toscana), tale regno viene
conosciuto con il nome latino di “Longobardia”, ma non ci si dovrebbe
allontanare troppo dal vero affermando che il nome germanico di tale terra
doveva essere “Langbardaland” (che noi Winniler contraiamo in “Langbard”);
separati dal regno dai domini bizantini erano invece i ducati di Spoleto e
Benevento. Durante la conquista non ci furono scontri in campo aperto
poiché i bizantini, che dopo le guerre gotiche non potevano schierare
troppi soldati, si limitarono così a chiudersi all’interno delle città
fortificate che, in seguito ad assedio da parte dei Langbärten caddero
quasi tutte a causa del logorio ossidionale (in molti casi i Goti che
ancora vivevano all’interno delle città italiane per arrecare danno ai
nemici bizantini consegnavano nottetempo le città ed i soldati ivi
presenti ai Langbärten). 569 Prese
Trento, Bergamo e Brescia 3
settembre 569 Presa
Milano. Vengono poi occupate tutte le altre città appartenenti alla
provincia della Liguria (che allora comprendeva l’attuale Lombardia
centro-occidentale) ad eccezione di quelle costiere che resistevano in
mano bizantina. Inizia l’assedio di Pavia. Vengono organizzati i ducati
di Torino ed Asti Tra
il 570 ed il 572 Conquistate
Parma, Modena, Bologna, Imola, Lucca, Chiusi, Camerino, Benevento. Prime
incursioni di Langbärten e Sassoni in territorio franco. 572 Cade
Pavia dopo un assedio di tre anni, re Albwin, riconoscendo il valore
dell’unica città che resistette con valore ai Langbärten, la elegge a
capitale del regno. (la leggenda vuole invece che il cavallo di re Albwin,
mentre questi varcava le porte della città, si accasciò al suolo e non
si mosse finché il re non promise salva la vita di coloro che per anni
gli resistettero dentro le mura di Pavia). 26
Giugno 572 Re
Albwin viene assassinato a Verona. Cleph/Clefi viene eletto re a Pavia,
egli continua l’espansione longobarda sia sul territorio italiano
(uccidendo molti nobili romani, forse per vendicare la congiura che portò
all’assassinio di re Albwin, cacciandone altri) che verso quello franco. 574 Dopo
un anno e sei mesi di regno (con a fianco la regina Masane) Cleph venne
assassinato. Inizia il periodo di dominio ducale durante il quale la
Langbard viene divisa tra i suoi 35 duchi (a seguito di ciò molti nobili
romani vengono eliminati o sottomessi, diventando dei tributari; stessa
sorte toccò anche ai sacerdoti mentre le chiese venivano depredate). I
duchi fedeli alla causa longobarda sono però pochi: sicuramente tra
questi “nazionalisti” vi sono Zaban di Pavia, Wallari di Bergamo,
Alichis di Brescia, Evin di Trento e Gisulf di Cividale; degli altri la
quasi totalità venne facilmente comprata dal soldo bizantino. Alcuni
duchi organizzano un corpo di spedizione per entrare nelle Gallie. Entrati
in territorio franco i Langbärten si scontrano con i Burgundi di Amato,
patrizio della Provenza al servizio del re franco Gunthram/Guntrammo, che
vengono annientati (lo stesso Amato viene ucciso mentre si dava alla
fuga). Questa scorreria in territorio franco procurò ai Langbärten un
grandissimo bottino con il quale ritornarono a casa. Una seconda scorreria
non fu così fortunata in quanto i Langbärten, spintisi fino a
Mustiascalmi (?), vicino a Embrun, furono circondati da Eunio (detto anche
Mummolo) e dai suoi Burgundi; molti Langbärten caddero mentre gli
scampati che non vennero fatti prigionieri fecero ritorno in Langbard. In
seguito irrompono in territorio franco i Sassoni che si accampano presso
la città di Stablone (Canton de Mezel), colti di sorpresa da Mummolo in
un giorno subiscono gravi perdite, ma, dopo la tregua della notte, si
riorganizzano per dar battaglia, solo in seguito ad ambascerie tra le due
fazioni ed alla restituzione del bottino razziato lo scontro è evitato ed
i Sassoni possono valicare le Alpi e ritornare dalle loro famiglie;
insofferenti verso il dominio ducale raggiunte le loro famiglie si
organizzano per abbandonare il regno e fare ritorno alla terra dei loro
padri passando per la Gallia. 575 I
duchi Amo/Amone, Zaban (duca di Pavia) e Rodan partono alla conquista
rispettivamente di Arles, Valenza (sul Rodano) e Grenoble, ma vengono
respinti dal generale franco Mummolo e poi attaccati a Susa dal comandante
bizantino Sisinnio. In seguito a queste sconfitte i Langbärten dovettero
pagare un tributo annuo ai franchi e ceder loro le città di Aosta e Susa
(che da questo momento saranno i confini della Neustria longobarda). Su
queste sconfitte pesò senza dubbio il fatto che l’esercito longobardo
non poteva vantare grande forza offensiva in quanto le sue file vennero ad
assottigliarsi con la corruzione dei duchi meno “nazionalisti”;
infatti un contingente longobardo forte di ben 60.000 uomini, sicuramente
fedeli ai duchi al soldo bizantino, combatteva in Siria, agli ordini di
Bisanzio, contro i Persiani (tale forza verrà poi fatta tornare in
Langbard con la speranza di stimolare nuove defezioni verso le fila
imperiali). Ragilone,
conte longobardo di Lagare (val Lagarina, la valle principale dell’Adige
a nord della chiusa di Verona, fino a Calliano), dopo aver razziato la
cittadella di Nanno consegnatasi ai Franchi venne attaccato e sconfitto a
Campo Rotaliano (val di Ral, tra Nanno e Trento) dal duca franco Cramnichi. 576 A
Ravenna i bizantini sbarcano un ingente corpo d’armata, comandato
dall’esarca Baduario, che verrà in seguito annientato dai Langbärten
(non se ne conoscono le coordinate). 579 Faruald/Faroaldo,
duca di Spoleto, occupa Classe (porto di Ravenna). 580 Occupata
Perugina. 581 Il
duca franco Cramnichi si spinse a devastare Trento, ma il duca della città
longobarda, Ewin, lo insegue e a Salorno sconfigge i Franchi. A questa,
fino al 590, seguirono altre invasioni franche (a volte supportate dai
bizantini) che nonostante le conquiste non si conclusero mai positivamente
per i nemici delle “lunghe barbe”. 584 Childeberto II, istigato dall’imperatore Maurizio, invade il regno longobardo. Non riuscendo a scontrarsi con i Langbärten, che si riparavano nelle città fortificate, si fece corrompere dai doni di questi e ritornò in Francia. 585 I Franchi vengono nuovamente respinti. I Langbärten occupano l’Istria 586 L’alemanno
Droctulfo elavato dai Langbärten al rango di duca li tradisce e, al
comando di una flotta bizantina, combatte con i Langbärten sul fiume
Badrino (ora chiamato
Padoreno, Padorino o Badareno) riconsegnando
così Classe all’impero. 588
ca. Il
re dei franchi Childeberto II informa l’imperatore Maurizio della sua
intenzione di scacciare i Langbärten dall’Italia secondo il di questi
volere. Muove quindi con l’esercito in territorio longobardo, ma il re
Authari/Autari e le sue schiere di arimanni gli si fanno subito incontro.
Nella Historia Langobardorum [III-29] si legge “la strage che si
fece dell’esercito franco fu così grande che non se ne ricorda una
simile”. 589 I
Franchi attaccano in forze e devastano molte città longobarde; i Langbärten
combattono con valore preferendo concentrare gli attacchi anziché
disperdere le proprie forze in tanti piccoli scontri, ma la superiorità
numerica del nemico è soverchiante. Fortunatamente il clima estivo fece sì
che l’armata degli invasori, colpita da dissenteria, ritornasse in
Francia. 592 L’esarca
di Ravenna invade la Tuscia ed altri territori. Re Agilwulf/Agilulfo
contrattacca ed arriva fino alle mura di Roma dove pone l’assedio (sarà
la regina Teodolinda, cattolica e di sangue bavarese, a convincerlo ad
accettare la proposta di pace del Papa). 601 I
Langbärten prendono e distruggono Padova (ai soldati bizantini che la
presidiavano venne concesso di ritornare a Ravenna), occupano Monselice
(20 km a sud di Padova). Luglio
603 Agilwulf,
grazie anche a guerrieri Slavi inviatigli in aiuto dal re degli Avari
Cacano, cinge d’assedio Cremona; la città, presa il 31 Agosto, viene
rasa al suolo. 13 Settembre 603I
Langbärten aprono, a colpi d’ariete, una breccia nelle mura di Mantova
(i soldati bizantini poterono ritornare a Ravenna). Dopo questi fatti la
guarnigione bizantina del castrum di Valdoria consegnò il castello ai
Langbärten mentre a Brescello (nei pressi di Reggio Emilia) i bizantini
fuggono dando alle fiamme la fortezza. 605 I Langbärten occupano Bagnoregio (in provincia di Viterbo) e Orvieto. 613
ca. Gli
Avari attaccano l’Austria longobarda, alcuni studiosi ipotizzano una
loro chiamata da parte di re Agilwulf per punire la ribellione del duca
del Friuli. Il duca Gisulf gli si oppone con coraggio in un epico scontro,
ma con i pochi arimanni a sua disposizione viene circondato ed ucciso
assieme alla quasi totalità dei suoi guerrieri. Tra i molti prigionieri
che il re avaro Cacano condusse nelle sue terre, solo donne e bambini
perché uccise tutti gli uomini, v’era anche Lopichis, bisnonno di Paolo
di Warnefrit (l’autore de l’Historia Langobardorum conosciuto
anche come Paolo Diacono [720 ca.-799]) 641
ca. Tutti
i centri costieri, da Luni alla Francia (la Costa Azzurra sarà
possedimento longobardo), ancora in mano bizantina vengono conquistati.
Oderzo viene espugnata e conquistata. Re
Rothar/Rotari muove guerra ai bizantini di Ravenna presso il fiume
Scoltenna (affluente del Panaro); 8000 bizantini cadono, altri si
danno alla fuga. Numerose
navi sbarcarono guerrieri Slavi a Seponto (a pochi chilometri da
Manfredonia), Aion duca di Benevento ne attacca l’accampamento ma cade
in combattimento con molti dei suoi; Hrodwald/Rodoaldo, arimanno a lui
fedele venuto a sapere della morte del duca guida un’offensiva contro
l’accampamento slavo costringendo alla fuga i pochi superstiti scampati
alla sua ira. 663 A
Refrancore (in Val Gaminella a 12 Km da Asti) re Grimuald/Grimoaldo pone
l’accampamento e, all’arrivo dei Franchi, finge di abbandonarlo per
timore del nemico lasciandovi scorte alimentari e, data la qualità che
ancor oggi contraddistingue le colture vinicole della zona, “una grande
quantità del miglior vino” (tale
vino verrà poi conosciuto come “Barbera” che, come il Barolo, il
Barbaresco ed altri vini dell'area Piemontese deve la propria
diffusione [ed il nome: “bar-” da “barbaro”] alle popolazioni
germaniche che popolarono l'area al tempo dei Longobardi); i Franchi convinti della loro superiorità
si abbandonano ai bagordi. Ma “Quando, appesantiti dalle varie portate e
dal molto vino, si furono acquietati nel sonno, Grimuald dopo la
mezzanotte piombò su di essi e ne fece una tale strage, che di loro solo
pochi scampati poterono rientrare in patria. Il luogo in cui si combatté
questa battaglia ancor oggi si chiama «Rio dei Franchi» e non dista
molto dalle porte della città di Asti” [Historia Langobardorum V-5]. La
denominazione di Refrancore è sorta appunto a ricordo di quella battaglia
"rivus ex sanguine Francorum" (da cui Rivus francorum/Refrancore).
[Questo è ricordato anche dall' Ariosto nell' Orlando Furioso (nel canto
XXXIII)] Contemporaneamente
all’attacco Franco, cosa che fa pensare a un’intesa tra i due eserciti
per cogliere di sorpresa i Langbärten, parte l’offensiva
dell’imperatore Costantino Augusto contro i ducati del Sud. Le armate
bizantine giungono ad assediare Benevento (tenuta strenuamente da Romuald/Romualdo,
giovane figlio del re dei Langbärten). Avvisato dal figlio Grimuald
abbandona l’area padana per portare aiuti a Benevento. L’imperatore,
timoroso verso l’esercito in arrivo dal nord, abbandona l’assedio ma
“presso le acque del fiume Calore [affluente del Volturno], in un luogo
ancor oggi chiamato Pugna, il suo esercito fu duramente battuto da Mitola,
conte di Capua” [H.L.V-10]. I
Bizantini riuscirono comunque a raggiungere Napoli dove si riorganizzarono
per muovere nuovamente, guidati da Saburro, contro Benevento dove Grimuald
era giunto con i rinforzi. Romuald ottiene il comando di parte
dell’armata regia e s’avanza verso i Bizantini per sconfiggerli a
Forino. Si narra del possente longobardo Amalong/Amalongo che nel
combattimento trafisse un cavaliere bizantino sollevandolo poi sopra di
se, tale visione atterrì i soldati dell’imperatore che si diedero alla
fuga venendo così sterminati. Il
duca del Friuli Lupo, che aveva retto il regno mentre Grimuald combatteva
con Franchi e Bizantini, si ribellò a questi che, per evitare di perdere
ulteriori guerrieri, invitò Cacano (re degli Avari) ad invadere il Friuli
per uccidere Lupo. Cacano giunse con un grande esercito e Lupo lo affrontò
presso Flovio in una battaglia che durò quattro giorni: il primo giorno
molte furono le perdite tra gli Avari irrisorie quelle tra i Langbärten,
il secondo giorno entrambi gli eserciti subirono numerose perdite (anche
se il campo rimaneva sempre di Lupo), il terzo giorno i pochi Langbärten
ancora in forze sbaragliarono gli Avari, ma il quarto giorno il
soverchiante numero nemico sopraffece i guerrieri di Lupo sterminandoli
quasi completamente, con loro cadde anche il duca ribelle (che, nonostante
il tradimento verso il re, per il valore dimostrato venne riconosciuto
quale eroe dagli arimanni del regno). Re Grimuald poi riuscì solo con uno
stratagemma ad allontanare gli Avari dalle terre del Friuli. Arnefrit,
figlio di Lupo, con l’aiuto di guerrieri Slavi cercò di prendere
possesso del ducato appartenuto al padre, ma presso Nimis (non lontano da
Cividale) gli arimanni del Friuli lo attaccarono uccidendolo e
disperdendone la schiera. Il
nuovo duca del Friuli Wectari dovette di nuovo scontrarsi con gli Slavi
presso un ponte (Ponte de’ Schiavi a San Pietro de’ Schiavi) sul
Natisone sterminandoli (Paolo di Warnefrit racconta che Wectari affrontò
cinquemila Slavi con appena 25 uomini). 691
ca. Piana
di Coronate d’Adda (nei pressi di Como). Le
schiere di re Cunicpert/Cunicperto affrontano il ribelle Alachis (duca di
Brescia e Trento), la battaglia si svolge in due tempi: al primo scontro
ha la meglio Alachis che uccide il diacono fedele al re che, per paura
delle ritorsioni di Alachis nel caso il re fosse caduto in battaglia, col
permesso estorto al sovrano si sostituì a lui indossandone le armi. Morto
il diacono Cunicpert riprende il comando della sua armata in rotta e nel
nuovo scontro Alachis trova la morte mentre la sua schiera, in fuga,
subisce enormi perdite. In entrambe le occasioni Alachis rifiutò la
proposta del re di evitare un inutile spargimento di sangue affidando la
corona ad un duello tra i due. 700-1 Raginpert/Raginperto,
duca di Torino, raccoglie un forte esercito per sottrarre il trono al
giovane cugino Liutpert/Liutperto. Ansprand/Ansprando, duca di Asti che
aveva la tutela del giovane Liutpert, e Rothar, duca di Bergamo, vengono
sconfitti presso Novara da Raginpert che caccia Liutpert. A
Raginpert succede il figlio Aripert che sconfigge, vicino a Pavia,
Ansprand e Rothar che tentavano di riportare sul trono Liutpert. 712 Ansprand,
da nove anni in esilio presso il duca bavarese Teodoberto, riceve da
questi un esercito per rimpossessarsi del trono. Entrato in territorio
longobardo si scontra con gli arimanni di Aripert II la battaglia termia
con la notte, i Bavaresi ritornano nelle loro terre mentre i Langbärten
vittoriosi fanno ritorno all’accampamento, il re però subito
dopo la vittoria torna alla reggia non onorando così i suoi guerrieri,
accortosi d’aver offeso l’esercito lascia la corona per raggiungere la
Francia ma muore nell’attraversamento del Ticino, viene così eletto re
lo sconfitto Ansprand. 732 I
Veneziani, chiamati in aiuto da papa Gregorio III, conquistano Ravenna, da
poco caduta in mano longobarda, restituendola a Bisanzio grazie ad un
attacco navale condotto con grande dispiegamento di mezzi. 737 Carlo
Martello, re dei Franchi, chiede aiuto al re Longobardo Liutprand/Liutprando
per scacciare i Saraceni che devastavano la Provenza, Liutprand muove
allora con un’ingente armata obbligando i Saraceni ad abbandonare la
Provenza. A
Bologna i bizantini, giunti per conquistare la città, vengono sconfitti
dai Langbärten. Agosto
754 Pipino
re dei Franchi, chiamato alla guerra da Papa Stefano II sconfigge i
guerrieri di re Aistulf/Astolfo alle chiuse della valle di Susa. 756 Aistulf
assedia Roma, si ripete così quanto successo due anni prima (stessi re,
stesso papa, stesso campo di battaglia) e Aistulf deve nuovamente correre
alle chiuse, ma questa volta le condizioni della pace furono più dure per
gli sconfitti Langbärten. 773 I
Franchi varcano i confini per marciare sul regno longobardo, l’enorme
contingente d’invasione viene diviso in due: re Carlo scenderà dalla
valle di Susa, suo zio Bernardo percorrerà la valle d’Aosta. Re
Desiderio (Didier?) poteva contare su pochi arimanni, principalmente
dell’area neustriana o provenienti dal ducato del Friuli, in quanto
molti duchi cattolici del regno negarono l’aiuto al loro re per
compiacere il Papa, gli spoletini si dichiararono romani mentre i
beneventani si limitarono a non intervenire. Carlo
non riesce a passare le chiuse di San Michele, che Desiderio aveva
potenziato notevolmente dopo le esperienze del suo predecessore, ma quando
sta per abbandonare l’impresa la leggenda vuole che un messo del vescovo
di Ravenna arrivi ad indicargli un sentiero con cui aggirare le linee
longobarde (a volte alla figura del diacono Martino la leggenda
sostituisce un traditore o un giullare, rimane comunque più probabile la
figura del diacono). Bernardo, sfonda alle chiuse longobarde di Bard
(toponimo longobardo) e si unisce al nipote. 12
Ottobre 773 L’armata
franca si scontra con gli arimanni longobardi, sconfiggendoli, presso
Mortara. Tale epica battaglia diede il nome alla località (Mortis Ara,
l’altare della morte) come ricorda anche l’Ariosto in un suo canto Quivi
cader de' Longobardi tanti, e tanta fu quivi la strage loro, che 'l loco
de la pugna gli abitanti Mortara dapoi sempre nominoro. Lo scontro
ebbe luogo nei dintorni dell’attuale Abbazia di Sant’Albino, risalente
al V sec. ed ampliata nel 774 dal celebre Abate Alcuino Albino (in seguito
il luogo, posto sulla via Francigena, divenne tappa di pellegrini,
soprattutto provenienti dalla Francia, intenzionati a fare visita alle
tombe di Amico e Amelio, paladini franchi periti nello scontro di cui si
parla nelle Chansons de geste: grandi amici vennero seppelliti in
due chiese diverse, ma il giorno successivo i corpi vennero ritrovati
nella stessa tomba). Desiderio
si chiude a Pavia deciso a resistere all’assedio;
suo figlio Adelchis, che con lui regnava sui Langbärten,
raggiungerà invece Verona, che cade quasi subito, e troverà poi rifugio
a Costantinopoli. 774 Pavia
cade, re Desiderio viene fatto prigioniero e portato in Francia. Questa
data segna la fine del regno Longobardo. Marzo
776
Rotcauso
duca del Friuli, appoggiato da Stabilinio duca di Treviso e da Gaido duca
di Vicenza, ribellatisi l’anno precedente al dominio franco affronta
Carlo Magno ed il suo esercito presso un ponte sulla Livenza. La vittoria
dei Franchi pone fine al tentativo d’indipendenza degli arimanni
dell’Austria (quella longobarda s’intende). Nonostante si sia propensi
a credere alle fonti franche che riportano della vittoria di Carlo Magno
sulla Livenza non si può non citare lo storico longobardo Andrea da
Bergamo (824-875) che, nel suo Historia, narra invece di come i
duchi longobardi sconfissero il re franco obbligandolo così ad un
compromesso: in cambio della lealtà il re avrebbe riconosciuto il loro
potere sui territori da loro amministrati. Piccola
curiosità: nella battaglia sulla Livenza venne catturato, e portato in
Francia, Arichis fratello di Paolo di Warnefrit; sarà proprio per
intercedere in favore del fratello che Paolo si avvicinerà a Carlo Magno. 788 Adelchis (figlio di Desiderio), per riconquistare i territori soggetti ai Franchi, muove dalla Sicilia al comando di un'armata bizantina. Viene duramente sconfitto da Grimuald, duca di Benevento, appoggiato da guerrieri Franchi e dagli uomini di Ildebrand di Spoleto.
|