Spesso si pensa di aver chiari concetti che, in realtà, sono frutto di consolidati stereotipi che non possono dirsi totalmente certi. Uno di questi è senza dubbio il modo di portare i capelli degli arimanni Longobardi.
Sappiamo che per un maschio Longobardo il momento di passare al taglio tradizionale era il raggiungimento dell'età adulta, quando un amico autorevole del padre provvedeva a praticare questa usanza, accettando così di divenire padrino del giovane (se il ragazzo era di sangue reale veniva inviato presso un re alleato per la cerimonia).
Mancando corpi mummificati, magari conservati in qualche torbiera o tra i ghiacci, del periodo pannonico o di quello del Regno Longobardo subalpino (568-774) possiamo solo affidarci all'arte coeva ed alla famosa descrizione di Paolo di Warnefrit, da noi più volte citata in passato.
a) La lamina dorata della Valdinievole (Museo Nazionale del Bargello, Firenze).
b) La rappresentazione della sala del trono di re Agilwulf, mostrata sul frontale dell'elmo della Valdinievole, rivive in questa splendida immagine di Giuseppe Rava (pubblicata sul volume "L'esercito Longobardo 568-774", EMI 1991).
c) Anello di Rodchis (Trezzo sull'Adda, 2a metà del VII secolo), anello di Ansvaldo (Trezzo sull'Adda, secondo quarto del VII secolo) e di Arichis (Cremona, secondo quarto del VII secolo).
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Per quanto riguarda le riproduzioni artistiche dobbiamo purtroppo constatare come siano certamente in grado di darci un'idea, confermando il racconto di Paolo di Warnefrit, dell'aspetto frontale che doveva avere un Longobardo (a tal punto ricordiamo la lamina della Valdinievole ed i vari anelli-sigillo, riferendoci in quest'ultimo caso a quelli che presentavano raffigurazioni in stile "germanico", senza copiare le rappresentazioni monetarie imperiali); purtroppo non ci sono altrettanto utili se il nostro obiettivo è quello di avere certezze sull'aspetto laterale, visto che le lamine con rappresentazioni in tale "vista" sono purtroppo rovinate a livello del capo (si vedano a tal proposito le lamine degli scudi da parata di Stabio e Lucca).
Lamine in bronzo dorato di scudo da parata provenienti da (a) Stabio (Canton Ticino), risalente alla 2^ metà del VII secolo, e (b) Lucca, ritrovamento presso la chiesa di Santa Giulia, datato intorno alla metà del VII secolo. |
Dobbiamo quindi affidarci al noto passo della Historia Langobardorum (che, ricordiamo, essere stata scritta intorno all'anno 789):
“Anche Teodolinda si costruì qui [a Monza N.d.Winniler] un palazzo, nel quale fece dipingere alcune delle imprese dei Longobardi. In quelle pitture si mostra chiaramente il modo con cui in quel tempo i Longobardi si tagliavano i capelli, si vestivano, che aspetto avevano. Tenevano nuda la parte posteriore del collo, radendosi fino alla nuca, e davanti lasciavano cadere i capelli sino alla bocca, dividendoli in due parti con una scriminatura sulla fronte. [...]” [H.L. IV, 22]
Il brano è interessante per diversi motivi: intanto perché conferma l'aspetto frontale di un Longobardo mostrato nelle raffigurazioni citate poco sopra, ma soprattutto perché lo storico Paolo di Warnefrit, che ebbe l'onore di vedere gli affreschi commissionati dalla regina Teodolinda per il Palazzo costruito tra il 595 ed il 602 circa, ci conferma come tale acconciatura sul finire del Regno Longobardo non fosse più in uso ("il modo con cui in quel tempo i Longobardi si tagliavano i capelli").
A cosa si deve questo cambio? Certo le mode variano nel tempo, ma dobbiamo ricordare come i Longobardi "veri" in realtà non fossero che una parte del popolo che seguì re Albwin attraverso le Alpi nel 568, parte che costituiva il "nucleo di tradizione" a cui le altre popolazioni germaniche (alleate o sottomesse che fossero) dovevano sottostare rinunciando alla propria "identità". L'acconciatura "odinica" di cui ci parla Paolo di Warnefrit rimandava agli albori della storia del nostro popolo, quando il dio Godan diede ai Winniler un nuovo nome (Langbärten) riconoscendoli come suoi figli; l'acconciatura aveva così un valore simbolico-rituale che purtroppo venne meno con la diffusione del cristianesimo e l'allontanamento dai valori tradizionali (cosa che ad esempio, in campo militare, portò re Aistulf/Astolfo ad emanare leggi per riformare l'esercito, non più visto come la base della società longobarda che, negli ultimi anni del Regno, era ormai composta più da proprietari terrieri che non da nobili guerrieri).
Non avendo certezze di come fosse l'acconciatura degli arimanni nell'VIII secolo, ritorniamo alla Historia Langobardorum per capire come potesse apparire, di profilo, un guerriero Longobardo tra la fine del VI e la metà del VII secolo.
Molti ora strabuzzeranno gli occhi nel leggere che la suddetta descrizione non basta a darci certezze granitiche in merito; due infatti sono le scuole di pensiero: la prima, che recentemente sta tornando di moda pur essendo la più "vecchia" (si veda ad esempio l'incisione del 1714 per il volume "Antiquitates Germanicæ" in cui, basandosi sulla descrizione della Historia Langobardorum, l'artista raffigurò, per il capitolo della "Germania" di Tacito, il volto di un longobardo), vede un rasatura che parte da metà testa (più o meno all'altezza delle orecchie) arrivando a scoprire tutta la parte posteriore fino al collo; la seconda, invece, vede rasata solo la zona dell'occipite facendo sì che la pelle risultasse scoperta solo dal punto in cui, frontalmente, i capelli venivano tagliati per lasciare spazio alla barba.
Rappresentazione di guerrieri Longobardi secondo l'ipotesi della rasatura di gran parte del cranio.
a) incisione di un guerriero longobardo, in Tacito, da Hugo de Groot, "Antiquitates Germanicæ", ed. Jacob van Royen, 1714
b) ricostruzione grafica del cavaliere longobardo di Monticello di Fara (Vicenza). Scoperta archeologica risalente al Settembre 2020.
c) foto, di Ch. Anich, di un partecipante al Progetto "In fara 568".
d) moderna rappresentazione di un longobardo (autore sconosciuto).
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Abituati all'idea di un taglio che vede scoperto solo l'occipite ci siamo chiesti da dove sia nata l'idea di una rasatura più estesa ed abbiamo forse trovato una risposta nella descrizione del progetto "In fara 568" (realizzato nel 2009 da Julian Decker di Bamberg, Christoph Lauwigi di Heidelberg e Bernhard Muigg di Innsbruck) in cui abbiamo letto, a corredo dell'immagine di uno dei partecipanti che trovate anche allegata a questo nostro testo, "L’acconciatura dei capelli longobarda descritta da Paulus Diaconus secondo la traduzione tedesca (Abel 1888, 81.)".
Certo poteva trattarsi di un errore di battitura che ha sostituito alla parola "tradizione" una molto simile, ma siamo comunque andati a cercare questa "traduzione" tedesca del testo, che nel latino medievale usato da Paolo di Warnefrit era "Siquidem cervicem usque ad occipitium radentes nudabant, capillos a facie usque ad os dimissos habentes, quos in utramque partem in frontis discrimine dividebant", ed abbiamo trovato "Nacken nemlich und Hinterkopf hatten ste glattgeschoren, die andern Haare hingen ihnen über die WanIgen bis zum Mund herab und waren in der Mitte der Stirne gescheitelt"... a parer nostro tutto deriva dal vocabolo "Hinterkopf" (che va a tradurre il latino "occipitium") che indica sia la nuca/occipite sia una più generica "parte posteriore della testa" (area certamente più estesa della sola occipitale). Ecco perché, se consideriamo una traduzione che dice "Il collo e la parte posteriore della testa erano rasati, gli altri capelli ricadevano sulle guance fino alla bocca ed erano divisi in mezzo alla fronte", potrebbe esser nata l'idea di un taglio così esteso.
Rappresentazione di guerrieri Longobardi secondo l'ipotesi della rasatura limitata al solo occipite.
a) ricostruzione del volto di un longobardo basata sui reperti ossei ritrovati in Ungheria tratta da "The Anthropology of the Lombards" , di István Kiszely (2 volumi, pubblicati da BAR International series - Oxford, England 1979). Supponiamo che le guance prive di barba siano dovute alla necessità di mostrare i lineamenti del volto ricostruiti su una base ossea.
b) ricostruzione del guerriero della tomba 18 di Salcano (Gorizia). Si vedono frontalmente i capelli terminare con l'inizio della barba, mentre posteriormente l'occipite rasato è coperto dalla lunghezza di quelli soprastanti (ma in questo riteniamo più plausibile l'occipite scoperto mostrato nella figura "a").
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Quale era quindi il taglio tradizionale maschile durante la prima metà del Regno? Il primo, il secondo o forse una via di mezzo? Purtroppo non ci è dato saperlo.
Provando a guardare ad alcune mode in uso in Europa nei successivi secoli del Medioevo troviamo, per entrambe le tipologie, tracce di rasature simili: nel noto Arazzo di Bayeux, realizzato nell'XI secolo per commemorare la conquista normanna dell'Inghilterra del 1066, possiamo osservare il taglio in uso presso i guerrieri Normanni che può senza dubbio rappresentare la via di mezzo poco sopra ipotizzata (cioè una rasatura che, partendo dall'attaccatura superiore dell'orecchio, sale in obliquo), un taglio che invece perdura fino al tardo medioevo è invece quello che ripropone l'occipite completamente rasato (portiamo ad esempio il ritratto di Nicolas Rolin, realizzato nel 1435 circa da Jan Van Eyck).
a) guerrieri Normanni in un particolare dell'Arazzo di Bayeux
b) ricostruzione grafica del taglio normanno
c) Nicolas Rolin in un particolare del dipinto "Madonna del Cancelliere Rolin" (Jan van Eyck, 1435 ca)
d) ricostruzione grafica di Sir John Cressy, a sinistra, e di Richard Beauchamp, a destra, conte di Warwick (particolare di una tavola realizzata da Graham Turner per il volume "Henry V and the Conquest of France 1416-1453")
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Chiudiamo con una piccola curiosità, sul finire del Regno venne codificata una pena particolarmente infamante, visto che andava a toccare la testa e la capigliatura (che, almeno formalmente, conservava un ricordo del valore sacrale sulla memoria delle usanze degli Antenati), ovvero la "decalvazione" che non consisteva solo nel taglio dei capelli, ma anche nell'asportazione di parte della pelle del cranio (ottenendo così uno scalpo e, quindi, una mutilazione permanente).
Qui di seguito le 3 leggi che ne richiedevano l'applicazione:
• "Dei ladri [...] Se poi viene nuovamente sorpreso a rubare, sia decalvato e venga battuto per punizione, come spetta ad un ladro, e gli si faccia un marchio sulla fronte ed in faccia." [leggi di Liutprand, editto 80, emanato nel 726]
• "Ci è stato riferito che alcuni uomini perfidi e dotati di un'astuzia malvagia, non osando di per sé entrare a mano armata o con la forza in un villaggio o in una casa altrui, temendo la composizione che è prevista nel vecchio editto [leggi di Rothar, editto 19 N.d.Winniler], fecero radunare le loro donne, quante ne avevano, libere e serve, e le mandarono contro uomini che avevano una forza inferiore; [quelle,] presi gli uomini di quel luogo, inflissero loro con violenza ferite ed altri mali, con maggior crudeltà di quanto facciano gli uomini. [...] l'autorità preposta a quel luogo in cui ciò è accaduto prenda quelle donne e le faccia decalvare e frustare per i villaggi vicini a quel luogo, in modo che in futuro le donne non osino commettere una simile malvagità." [leggi di Liutprand, editto 141, emanato nel 733]
• "Inoltre, [si stabilisce] questo circa quegli uomini che commerciano senza ordine del re con un romano [con tale vocabolo si intendono qui non gli abitanti del Regno Longobardo discendenti dai gallo-romani, bensì chi viveva in territorio bizantino, quindi all'estero N.d.Winniler]: se è un giudice che osa fare questo, paghi come composizione il suo guidrigildo [il proprio valore in denaro N.d.Winniler] e perda la sua carica. Se è un arimanno, perda i suoi beni e vada decalvato proclamando «Questo subisce chi commercia con un romano contro la volontà del re, mentre abbiamo contrasti [con loro]»". [leggi di Ahistulf/Astolfo, editto 4, emanato nel 749]
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