AUBALD, UN DUCA SCONOSCIUTO

Articolo pubblicato su www.facebook.com/Winniler in data 2/09/2019

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La storiografia longobarda, che ai profani sembra esaustiva, presenta in realtà tantissime lacune quali, ad esempio, i nomi dei duchi che guidarono le varie sedi. Per Torino conosciamo grazie allo storico ecclesiastico Paolo di Warnefrid (o "Diacono") solo Agilwulf, Arioald, Garipald e Godepert, 4 nomi che di sicuro non coprono i poco più di 2 secoli di Regno in cui Torino fu sede ducale.

Fortunatamente l'archeologia ci ha recentemente fornito indicazioni sul nome di un altro duca sinora sconosciuto: Aubald.

Una lastra tombale in marmo bianco (56,5 x 26,5 x 8 cm) proveniente dalla cattedrale torinese altomedievale venne usata come basamento della cripta di San Salvatore quando venne costruito il Duomo Nuovo nel 1491. Tale lastra, frammento di un manufatto più grande, presenta almeno 4 diversi testi epigrafici scritti in periodi differenti e con allineamenti diversi.

Il testo più antico è stato identificato come l'epitaffio del duca Aubald (Aubald o Autpald è un nome composto da "auda" [possesso, fortuna] e "balda-z" [ardito]), le poche lettere rimaste non permettono di ipotizzare nulla su quanto voluto tramandare ai posteri, ma la scritta "dies" si ipotizza possa fare riferimento all'età del defunto (di cui si riportavano anni, mesi e giorni). Tale epitaffio sembra contenere un motivo ornamentale di cui pare intravedersi l'apice triangoliforme di una foglia. Altre iscrizioni successive risultano allo stesso modo troppo frammentarie per darne una corretta interpretazione.

Il testo più completo risulta però essere un'epigrafe, di qualità inferiore rispetto al vicino epitaffio e scritta in un latino volgarizzato tipico del periodo altomedievale, fatta incidere da Marcubadus (Marcubadus o Marchebadus è un nome composto da "marko-n" [confine] e "badu" [lotta]) in cui si legge: "ego Marcubadus domni Aubald doce[s] super sepulcrum ipsius scr[*ulpsi o *ipsi]". Proprio il latino altomedievale ci permette di definire col vocabolo "doce" non una voce del verbo "docere" (insegnare), cosa che avrebbe fatto di Aubald un dotto, visto che al tempo si sarebbero usati i termini "magistri" o "doctoris", bensì un corrispondente di "ducis" (attestato in numerose altre fonti coeve). Il vocabolo "domnis" (contrazione del classico "domini") sembra poi confermare il rango ducale, dato che nei documenti d'età longobarda tale titolo veniva riservato a persone di rango elevato (re, duchi ed alte cariche ecclesiastiche). Il testo risulterebbe così "io Marcubadus ho inciso proprio sopra il sepolcro del signor duca Aubald" o anche "io Marcubadus del signor duca Aubald ho inciso sopra il suo sepolcro".

Non sappiamo esattamente quando visse il duca Aubald, si potrebbe ipotizzare, visto che l'onomastica longobarda/germanica tende a ripetere all'interno di un gruppo familiare gli stessi elementi antroponimici, un legame parentale con il duca torinese Garipald collocando così il ducato di Aubald nella seconda metà del VII secolo (ma queste sono solo supposizioni che non possono essere spacciate per verità).

Si pensa poi che Marcubadus fece incidere l'epigrafe per attestare stima se non un vero e proprio legame con il duca defunto, per lasciare traccia di un atto sacrale compiuto manifestando pubblicamente la propria visita alla tomba, magari in occasione di un giuramento o della stesura di un importante documento od anche per proporsi come continuatore dell'attività politica del defunto duca.

[fonte: "Aubald duca di Torino? - Considerazioni sopra una testimonianza epigrafica dagli scavi di S. Salvatore" di Marco Sannazaro]